Pisa, 31 ottobre 2016, una calda giornata autunnale. Troppo calda, "da maniche corte", quelle che non ho pensato di portare per questa breve gita.
Piazza dei Miracoli è affollata, come sempre. La Torre, che ad ogni visita, anche successiva alla prima, sembra incredibilmente pendente, mi insinua nella mente un pensiero catastrofico legato al fenomeno sismico che sta perpetuando i suoi danni a qualche centinaio di chilometri di distanza.
L'Arno è lo specchio di questa giornata mite, colorato dal cielo azzurro e dalle case che si riflettono. Un cartellone turba l'atmosfera serena del paesaggio, ricordando gli appuntamenti in memoria dell'alluvione di 50 anni fa. Un'altra catastrofe.
Al di là del fiume, eccolo, Il Palazzo Blu, con il manifesto della mostra temporanea, che è il motivo principale di questo mio viaggio.
La mostra su Dalì, inaugurata il 1 ottobre, concentra l'attenzione su una serie di opere meno conosciute del Maestro del Surrealismo. Si tratta di un Dalì della maturità, dagli anni '40 in avanti, un artista che, ispiratato dalla sua Musa, la moglie Gala, coniuga la sua caratteristica espressione pittorica con i grandi ideali della religione, del classicismo e della scienza.
In questo contesto, Gala viene rappresentata come un angelo o come Santa Elena in alcune tele ambientate nella idilliaca Porlligat, dove l'artista sembra trovare riposo dopo il fermento giovanile. Le statue di Michelangelo diventano ispirazione per dipinti che reinterpretano La Pietà, il ritratto di Lorenzo de' Medici o lo sguardo di Mosè, quando scopre il tradimento del popolo eletto.
"Inizia a disegnare e a dipingere come gli antichi maestri. Dopo potrai fare quello che vorrai: tutti ti rispetteranno": è la regola artistica di questi anni, che da grande rilievo all'arte del Rinascimento.
Una ampia sezione della mostra è dedicata alle xilografie che illustrano la Divina Commedia, lavoro commissionato dal Ministro della Pubblica Istruzione nel 1950, ma che non fu pubblicato in Italia, bensì a Parigi. Dalì infervorato dalla richiesta, sembra dare vita a tutti i mostri che popolano la sua fantasia e che ben si sposano con alcuni passaggi della commedia, ma sono in contrasto con i gusti dell'Italia del dopoguerra.
Un'altra sezione raccoglie i disegni e gli acquerelli che raccontano la vita di Benvenuto Cellini.
Fondamentale l'utilizzo dell'audio-guida, che riporta, già tradotte, le parole di Dalì a spiegazione delle diverse opere; non mi sarebbe comunque dispiaciuto leggere qualche riga della Divina Commedia, riferite alle xilografie esposte.
In ultimo, interessante, anche se decisamente lungo, è il video sul Museo Fundacion Gala-Salvador Dalì di Figueres, da dove provengono la maggior parte delle 150 opere esposte: la visita alla "casa" del Maestro permetterebbe di approfondire la conoscenza della sua eclettica produzione artistica.
Esco dalla mostra ed è già buio. La serata è fresca e molti ristoranti hanno tavoli occupati anche all'esterno. Per le vie passeggiano altri mostri, quelli della notte di halloween.
"Dalì. Il sogno del classico" 1 ottobre 2016 - 5 febbraio 2017 - Pisa, Palazzo Blu