Sui tacchi: il testo di Silvia

L'amore non vuole avere, vuole soltanto amare.

L’AMORE NON VUOLE AVERE, VUOLE SOLTANTO AMARE

 

 

 

Nell’oscurità, sto piangendo. Lacrime calde mi scivolano via dagli occhi, scorrono sulle guance scavate, portando via con loro  memorie di tristezza e dolore.

 

Mi sento morta.

 

Non passa un singolo giorno senza che  mi ripeta quanto io sia stata stupida. Così sciocca e innamorata persino dell’idea di amare, da essermi lanciata tra le tue braccia, pensando di trovarvi un rifugio, mentre altro non erano che le sbarre solide di una gabbia. Credevo di esser giunta finalmente a casa, ero sicura che quello, lì con te, fosse il mio posto nel mondo. Vicino a te.

 

Quanto tempo ho passato perdendomi nei riflessi dei tuoi occhi, che come crudeli giochi di illusioni mi rimandavano indietro l’immagina di una me felice. La felicità era una maschera, un inganno. Ora lo so. Vorrei che non fosse troppo tardi…

 

Mi hai mentito. Hai preso i miei sentimenti e li hai ridotti in cenere, bruciati dalla furia della tua gelosia. Hai preso il mio corpo e l’hai trasformato in un involucro di carne debole, un guscio vuoto, percorso esternamente soltanto da lividi.

 

Ti ho amato annullandomi nella tua figura. Ho preso il tuo respiro e l’ho reso il mio. Ho tenuto il tuo cuore tra le mani, cullandolo e curandolo. Ma niente di tutto questo mi è mai tornato indietro. Mai più hai pronunciato una parola affettuosa. Mai mi hai permesso di diventare la tua ragione di vita. Tu hai solo abusato di me, dei miei sentimenti per te, della mia mente. Mi hai impedito di vivere un amore libero da vincoli, poiché limiti e barriere sono stati edificati da te stesso. Ho smesso di uscire di casa, di incontrare persone, di comportarmi da donna. Hai preteso e preso tutta la mia vita, accartocciandola e gettandola in un angolo della nostra casa, pronta ad essere usata da te ogniqualvolta ne avessi voglia.

 

Mi sono sentita morta.

 

Adesso, però, intravedo, tra le braccia di tenebre che danzano dentro la mia testa, uno spiraglio luminoso, un segno di vita. Il coraggio che ho dimenticato di avere si ridesta e inizia a scuotersi energico nelle mie vene. Lo sento montarmi dentro e guidarmi fuori da questa stanza, fuori da questa vita, fuori dalla mia esistenza con te.

 

Con una mano scaccio via le lacrime. Un passo dopo l’altro, tremante, ma sicura, procedo verso quel raggio di luce, attratta come una falena, ma consapevole di non stare per morire. Un passo dopo l’altro ricostruirò la mia dignità, la mia autostima, ritroverò l’amore per me stessa. Non ho bisogno d’altro. Non ho bisogno di te. Ora, torno a vivere.